Alimentazione

I Betta e la loro alimentazione

di Roberto Silverii
Articolo pubblicato su Bettazine n°7 – Gennaio 2014

 

Uno dei primi quesiti che si pone chi ha appena comprato un Betta (o più in generale un animale domestico) è “adesso cosa gli do da mangiare?”, il mercato acquariofilo propone una serie di soluzioni più o meno specifiche per il nostro “Pesce Combattente”: tuttavia queste potrebbero non rivelarsi appropriate ed anche se lo fossero, è sempre bene variare l’alimentazione del nostro Betta.
Quando parliamo di alimentazione dobbiamo tenere conto di una cosa fondamentale: il fabbisogno giornaliero. Ogni organismo vivente ha bisogno di una specifica quantità di “energia” che deve essere somministrata giornalmente, pena diversi problemi quali carenze, eccessivo dimagramento ed obesità.
Non parliamo solamente di apporto di proteine, grassi e carboidrati, ma anche di quello di vitamine e minerali.

Calcolare il fabbisogno di un Betta non è sicuramente facile, ma possiamo tenere conto di alcune variabili che possono influenzare la richiesta di energia al rialzo o al ribasso e regolarci di conseguenza nella somministrazione giornaliera.

– Temperatura: negli organismi a sangue freddo come i Betta, la temperatura è determinate nell’influenzare il metabolismo. Una temperatura più elevata accelera il metabolismo dell’animale aumentando di conseguenza il fabbisogno energetico. Al contrario, una temperatura più bassa (sempre rimanendo nel range di temperature ideali per i Betta) diminuisce il fabbisogno.

– Spazio: può sembrare strano parlare di attività fisica in un pesce, ma ovviamente un pesce che vive in una vasca grande, dove magari rincorre continuamente delle femmine ha un fabbisogno maggiore di un Betta che passa la sua vita in una vasca di 15-20 litri da solo , anche perché sappiamo bene che i Betta di selezione a pinne lunghe sono più “pigri” dei loro conspecifici a pinne corte (dei Betta nei barattoli non parleremo, visto che questa macabra usanza è totalmente da evitare).

– Fase della vita: come anche in tutti gli altri animali, il fabbisogno è differente nelle diverse fasi della vita; sarà altissimo nelle larve, avannotti e subadulti, alto nei pesci in riproduzione e più basso negli adulti in mantenimento e nei Betta anziani.

 

Quanto e quanto spesso?
Quantità e frequenza sono sicuramente le variabili più importanti nella somministrazione del cibo. In questo caso dobbiamo fare affidamento sul nostro buon senso, ma in persone che non hanno mai avuto a che fare con dei pesci o animali in generale può risultare molto difficoltoso stabilire quanto cibo dare e quanto spesso somministrarlo.
In questo caso possiamo fare affidamento su due “regole d’oro”. La prima è quella valida anche nella nostra alimentazione: “poco e spesso”, quindi somministrare la razione giornaliera in almeno due o tre piccoli pasti. In questo modo saremo sicuri che il nostro Betta mangi tutto il cibo (e che quindi gli avanzi non vadano ad inquinare l’acqua) ed eviteremo problemi di blocchi intestinali.
La seconda regola è “lo stomaco di un Betta ha all’incirca le stesse dimensioni del suo occhio”, così potremo dosare meglio la quantità di cibo ed evitare di sovralimentare i pesci, a volte sembra infatti che questi animali non riescano a regolarsi se alimentati a volontà. Se ogni tanto vi capita di somministrare una razione “extra” di cibo, non vi preoccupate eccessivamente, lo stomaco è un organo molto distensibile, limitatevi ad evitare il pasto successivo o a far osservare al vostro amico pinnuto un giorno di digiuno.
Il digiuno è infatti molto importante, in quanto favorisce la motilità intestinale e quindi l’evacuazione delle feci, è il primo rimedio utilizzato in caso di costipazione e può durare anche diversi giorni. Non abbiate paura a far digiunare il vostro Betta un giorno a settimana, non succederà niente, anzi lo aiuterà a mantenersi in salute.

 

Cosa mangiano in natura?
In natura i Betta si nutrono principalmente di larve di insetti, piccoli insetti, piccoli crostacei e gasteropodi, avannotti sia di conspecifici che di altri pesci, insomma hanno una dieta “carnivora” con un elevato apporto proteico, moderato apporto lipidico e basso o nullo apporto di carboidrati.
Su questa base dobbiamo regolarci per scegliere l’alimentazione per il nostro Betta, tenendo sempre a mente di variare la dieta il più possibile. Per i Betta acquistati in negozio o da un allevatore potrebbero esserci problemi nei primi giorni, i “Combattenti” sono infatti molto abitudinari e pigri e se non abituati ad un’alimentazione varia, nei primi giorni potrebbero ignorare completamente il cibo. Niente di preoccupante, dopo un paio di giorni di digiuno il vostro Betta tornerà a mangiare senza problemi.

 

Scegliere il tipo di alimentazione – Cibo vivo
È senza dubbio l’ideale per alimentare i pesci tropicali, in quanto riflette totalmente quella che sarebbe la loro dieta in natura.
Vediamo nel dettaglio cosa si intende quando parliamo di “cibo vivo” in acquariologia e quali sono i più indicati per i Betta ed i più facili da reperire:

– Artemia salina (adulta e naupli): celeberrimo tra gli appassionati, questo piccolo crostaceo ha un’elevata concentrazione di proteine (fino al 60% negli adulti e 40-45% nei naupli) e un buon contenuto lipidico (10% negli adulti e 20% nei naupli). È possibile allevarli in casa partendo dai naupli schiusi dalle cisti o direttamente da un inoculo di adulti. I naupli sono utilizzati nell’alimentazione degli avannotti di quasi tutte le specie di pesci tropicali, ed il Betta non fa eccezione. Attenzione all’allevamento casalingo, le artemie adulte se non vengono sottoposte ad un processo di arricchimento sono praticamente dei “gusci vuoti” con un potere nutritivo quasi pari a 0. Nel caso dei naupli invece consigliamo di somministrarli appena schiusi, prima che consumino, in parte o del tutto, il sacco vitellino.

– Daphnia (magna e pulex): altro crostaceo molto semplice da allevare e molto utilizzato in acquariologia. Vale lo stesso discorso delle Artemie, ovvero in assenza di un arricchimento adeguato, andremo a somministrare solo un guscio indigeribile pieno d’acqua e sali. Tuttavia la somministrazione di dafnie può risultare utile per risolvere casi di costipazione.

– Chironomidi: con questo termine generico intendiamo le larve di alcuni insetti, ematofagi e non. I più diffusi in commercio sono sicuramente i Chironomus “red” (rossi), chiamati anche “bloodworms” (vermi-sangue, per il loro colore), molto utilizzati per preparare i riproduttori all’accoppiamento. La loro percentuale di proteine è di circa 8-10%, quella di lipidi si aggira intorno al 10%.
Oltre ai Chironomus “red” esistono anche i “white” e “black”, in realtà però si tratta di specie completamente diverse e non di chironomus: i primi, chiamati “Chironomus white” o “white worms” sono infatti larve del moscerino Chaoborus crystallinus.
Si tratta di animali molto difficilmente allevabili in cattività, quindi ci si limita ad acquistare le larve nei negozi specializzati e conservarle, fino a 15 giorni, in frigorifero.
È un alimento molto leggero, con un contenuto elevatissimo di acqua, 10% di proteine e 3% di grassi.
Gli stessi valori si trovano nelle larve della zanzara comune, chiamate “Black mosquito larvae”, che si possono raccogliere durante la stagione calda nelle pozze d’acqua.
Ovviamente consigliamo di raccoglierle solo ed esclusivamente in posti non inquinati e controllati, in modo da non portare nelle nostre vasche pericolosi inquinanti e patogeni.
Tra queste tre larve descritte, sicuramente la più “pesante” da digerire per i nostri pesci è il Chironomus rosso, che sembra avere anche una bassa varietà di aminoacidi; per questo consigliamo di somministrarlo poche volte a settimana, come integrazione ad una dieta base equilibrata.

– Tubifex: questi anellidi rosso-brunastri sono famosi per essere rinvenuti in acque particolarmente sporche ed inquinate e per essere degli eccellenti “spazzini”. Per questo sconsigliamo assolutamente di raccoglierli in natura, meglio acquistarli da allevamenti sicuri o allevarli in casa.
Si tratta di vermi molto nutrienti, con un contenuto proteico e lipidico molto alti, rispettivamente del 45-50% e del 20%.
Proprio per questo elevato contenuto di grassi sono molto utilizzati nell’accrescimento dei giovani Betta e nell’alimentazione degli adulti nella preparazione alla riproduzione. Occhio a non esagerare, il fegato dei nostri Betta potrebbe risentirne.

– Grindal: vermi di colore bianco di circa 1-2 cm di lunghezza 1-2 mm di diametro, costituiscono un’eccellente alimentazione per i giovani e gli adulti. È importante non esagerare in quanto hanno un elevato contenuto di grassi. Sono molto semplici da allevare in casa partendo da uno starter, in piccoli contenitori pieni di terriccio o ceramis, alimentati con cibo in pellet per pesci, cani e gatti.

grindal
Coltura di Enchitraeus albidus “grindal”, i vermi si alimentano su mangime in granuli per pesci tropicali.

– Lombrichi: cibo vivo estremamente valido e nutriente, avendo una percentuale di proteine di circa il 50% insieme al 20% di contenuto lipidico, adatto però solo ai Betta più grandi (come i grandi incubatori orali). Nell’allevamento di Betta splendens possono essere utilizzati gli esemplari più piccoli, dopo essere stati tagliati in piccoli pezzi (raccomandiamo di tagliare in pezzi anche gli esemplari destinati ad alimentare Betta di grosse dimensioni).
Anche in questo caso però, dobbiamo fare attenzione al luogo di raccolta, preferendo una zona non inquinata, i lombrichi sono infatti “filtratori” del terreno. Attenzione anche ai lombrichi acquistati nei negozi di articoli per pesca: non conosciamo il modo in cui sono stati allevati e non avremo mai la certezza di cosa somministriamo ai nostri pesci. Una buona alternativa consiste nell’iniziare un piccolo allevamento casalingo, così da essere certi di somministrare ai nostri pesci un alimento privo di patogeni ed inquinanti.
Queste descritte finora sono specie adatte all’alimentazione di Betta adulti o giovani in accrescimento. Per gli avannotti abbiamo a disposizione diverse opzioni che ci permettono di alimentarli dai primi giorni di vita fino allo stadio di subadulto.

– Naupli di Artemia salina: già descritti precedentemente, raccomandiamo di nuovo di somministrarli entro poche ore dalla schiusa, altrimenti col passare del tempo perderanno sempre più potere nutritivo.
I naupli, se di buona qualità, appena schiusi sono così piccoli da essere adatti anche all’alimentazione degli avannotti che hanno da poco assorbito il sacco vitellino fino al primo mese di età.

– Microworms e Bananaworms: specie differenti del genere Panagrellus, sono entrambe facilmente allevabili in casa su di un substrato adatto e partendo da una coltura starter. Si tratta di vermi bianchi di piccolissime dimensioni, utili a sfamare gli avannotti nei primi giorni di vita, possono essere somministrati insieme ai naupli di Artemia salina per essere sicuri di riuscire a sfamare anche gli avannotti più piccoli.
Una raccomandazione importante: sembra che un’alimentazione troppo abbondante di microworms o bananaworms porti ad un elevato inquinamento e che questo sia corresponsabile dell’assenza delle ventrali in alcuni avannotti. Non è una teoria provata, ma meglio prendere precauzioni ed aumentare la frequenza dei cambi d’acqua in caso si alimenti soltanto con microworms.

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Coltura di Panagrellus redivivus “microworm”

– Anguillole dell’aceto: piccolissimi vermii di 1-2mm, sono molto facili da allevare in casa ed estremamente nutrienti. Date le loro dimensioni sono l’ideale per i piccoli Betta che hanno appena assorbito il sacco vitellino e possono essere somministrate per la prima settimana. Col passare dei giorni e con la crescita degli avannotti diventano insufficienti all’alimentazione ed è meglio passare ai naupli di Artemia.
L’aspetto positivo più importante del cibo vivo è sicuramente la sua grande appetibilità: è praticamente impossibile trovare un pesce in buona salute che possa resistere a questo tipo di alimentazione. Rappresenta quanto di più vicino all’alimentazione naturale possiamo offrire ai nostri Betta ed è sicuramente raccomandabile, soprattutto quando abbiamo a che fare con pesci “difficili” o particolarmente stressati.
Tuttavia ci rendiamo conto che non sia possibile per tutti allevare in casa una o più delle specie precedentemente elencate e purtroppo il cibo vivo, in Italia, è difficilmente reperibile nella maggior parte dei negozi per acquari.
La migliore alternativa al cibo vivo è, senza dubbio, il cibo surgelato.

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Anguillole dell’aceto

 

Scegliere il tipo di alimentazione – Cibo surgelato
In commercio esiste una grande varietà di cibo surgelato per pesci tropicali d’acqua dolce e marini. Noi ci soffermeremo solo sulle specie già elencate tra il “cibo vivo”, perché sono quelle più adatte all’alimentazione dei Betta ed anche le più facilmente reperibili in tutti i negozi.
Quando parliamo di cibo “surgelato” ci riferiamo al cibo vivo congelato tal quale, con una percentuale di acqua molto bassa.
Una volta scongelato riacquista l’aspetto del vivo, anche se naturalmente non essendo dotato di mobilità, risulta meno appetibile e quindi i pesci più “difficili” potrebbero rifiutarlo. Spesso durante il processo di congelamento viene arricchito con vitamine, per sopperire alla perdita delle stesse che si avrà durante il processo di scongelamento.

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Per chi alleva tanti pesci, le tavolette di surgelato da 500gr sono sicuramente più comode.

 

Come si somministra
Viene venduto in blister da 100gr, o tavolette da 500gr, 1kg o 5kg. Basta prenderne la quantità desiderata e poi lasciarla scongelare a temperatura ambiente dentro un bicchiere o altro piccolo contenitore. Una volta scongelato completamente può essere somministrato con delle pinzette. In caso il liquido di scongelamento sia particolarmente sporco o abbondante, possiamo sciacquare l’alimento sotto acqua corrente, tenendolo dentro un colino a maglia fine e poi somministrarlo.

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Chironomus rossi scongelati e pronti per essere somministrati

 

Quale scegliere
Per la scelta del cibo surgelato, valgono le stesse regole del cibo vivo, nell’alimentazione dei Betta consigliamo di preferire l’Artemia salina e i White worms per l’alimentazione di tutti i giorni, sia per la sua composizione bilanciata che per l’alta digeribilità. A seconda se ci troviamo in periodo di accoppiamento possiamo somministrare più o meno frequentemente Tubifex, Bloodworms e Black mosquito larvae.
Il cibo surgelato, almeno secondo il parere di chi scrive, rappresenta un’ottima base nell’alimentazione dei Betta ed è praticamente privo di lati negativi: si conserva a lungo senza problemi, è abbastanza economico (vi consiglio di acquistare online) e molto pratico da somministrare.

 

Scegliere il tipo di alimentazione – mangimi confezionati
Il mercato attuale offre una scelta davvero vasta per quanto riguarda i mangimi confezionati: si tratta in maggior parte di granuli e di fiocchi, di diverse dimensioni per venire incontro alle diverse taglie dei pesci tropicali in commercio.
Con i Betta meglio evitare i cibi in fiocchi, sembra infatti che favoriscano la fermentazione e quindi possano dare problemi di galleggiamento.
Scegliere un buon granulato non è sicuramente facile, soprattutto se ci si affaccia per la prima volta in un negozio specializzato, vediamo quindi di cosa dobbiamo tenere conto nella scelta del mangime ideale.
– Composizione: un mangime adatto ai Betta deve avere una percentuale di proteine intorno al 40-45%, scegliete un mangime con una percentuale maggiore (50-60% max) solo per brevissimi periodi (ad esempio, per preparare una coppia alla riproduzione o nei periodi dell’accrescimento), altrimenti a lungo andare potrebbero verificarsi problemi epatici e renali.
La percentuale di lipidi deve essere compresa tra il 10-15%, anche in questo caso pena problemi epatici.
Assicuratevi che la percentuale totale di fibra e ceneri sia inferiore al 15%: si tratta infatti di materie che vengono assimilate in minima parte dai pesci, quindi una percentuale elevata è segno di un mangime poco nutriente, di scarsa qualità.
Un buon mangime ha anche l’indicazione della quantità di vitamine presenti.
– Ingredienti: la qualità di un mangime deriva, per forza di cose, dagli ingredienti utilizzati per produrlo. La maggior parte dei mangimi per pesci riporta la dicitura “Farina di pesce” o “Prodotti di pesce”, una buona discriminante per riconoscere un buon mangime è trovare la descrizione dettagliata degli ingredienti (es. Artemia, Krill ecc.).
Evitate assolutamente i mangimi per pesci rossi, koi, ancistrus e simili: si tratta di mangimi realizzati per animali erbivori, con un sistema digerente ed esigenze nutritive molto diverse da quelle dei nostri Betta.
– Granulometria: è solitamente indicata sulle confezioni di mangime; la grandezza ideale dei granuli per un Betta adulto è di circa 0,70-1,5 mm. Mentre per giovani Betta tra i 4 e i 6 mesi possiamo orientarci su un mangime di 0,40-0,60mm.
Oltre ai mangimi in granuli e fiocchi, le aziende del settore offrono anche alimenti liofilizzati (chironomus, tubifex, artemia) ed in gel. Le attuali tecniche di liofilizzazione permettono di conservare quasi interamente le proprietà degli alimenti, tuttavia un’alimentazione basata solo ed esclusivamente su cibo liofilizzato può portare a carenze e a problemi intestinali.

Meritano una menzione anche le cisti di artemia decapsulate. Si ottengono tramite un processo chimico che elimina il guscio delle cisti, lasciando intatto l’embrione. Teoricamente quindi, il potere nutritivo è conservato totalmente, tuttavia un’alimentazione a base solo di cisti decapsulate può portare a problemi di sviluppo della vescica natatoria, che portano gli avannotti a nuotare in una posizione verticale con difficoltà a salire verso la superficie.
Il cibo in gel, proposto inizialmente come valida alternativa al cibo vivo e surgelato, si è rivelato in realtà altamente inquinante per l’acqua e poco nutritivo.

 

Alimentazione “fai-da-te”
La preparazione di “pastoni” o cibi fatti in casa è di difficile realizzazione, per la difficoltà di preparare un alimento che abbia le giuste caratteristiche nutritive e che sia digeribile e non inquinante.
Nella nostra dispensa possiamo però trovare alcuni preziosi alleati nella prevenzione delle malattie e dei disturbi più comuni.
– Aglio: le sue proprietà benefiche sono riconosciute da secoli ed anche nei pesci è un ottimo aiuto nella prevenzione e nella cura delle parassitosi intestinali (quando queste sono ancora nei primi stadi).
L’unico aspetto negativo è la sua scarsa appetibilità, anche se alcuni Betta sembrano accettarlo senza problemi se somministrato in pezzi molto piccoli. L’alternativa principale è quella di inzuppare il cibo surgelato o in granuli nel succo d’aglio (che potete preparare spremendo degli spicchi d’aglio o acquistare direttamente in una parafarmacia).
– Piselli: ricchi di vit. E e fibre, i piselli sono un ottimo aiuto nella prevenzione e nella cura della costipazione. Devono essere somministrati dopo essere stati bolliti per 5 minuti e privati della buccia.
– Zucchine: come i piselli, aiuta i Betta nella prevenzione della costipazione, essendo ricca di fibre. Anche la zucchina è scarsamente appetibile e va somministrata in piccoli pezzi, dopo essere stata bollita.

 

Alimentazione , prevenzione e carenze
Come per il resto degli animali una buona alimentazione aiuta anche a prevenire le malattie: intendiamoci, è impossibile fare miracoli e bisogna sempre abbinare una corretta gestione della vasca e dell’allevamento in generale.
Le vitamine sono molto importanti, alcune (come la vitamina C e D) sono fondamentali per il funzionamento efficiente del sistema immunitario, dobbiamo quindi accertarci che il cibo che somministriamo sia sempre arricchito (è indicato sulla confezione, controllate nella composizione del mangime).
Se l’alimentazione non è adeguata, ce ne accorgeremo dallo stato di salute dei nostri pesci: le carenze vitaminiche non renderanno soltanto i nostri Betta più soggetti alle infezioni batteriche, virali e parassitarie, ma potrebbero dare anche problemi di accrescimento, legati soprattutto all’ossificazione.
Betta alimentati con mangimi ed elevato contenuto di carboidrati (tipicamente mangimi per pesci erbivori) potrebbero presentare dimagramento e nuoto difficoltoso, dovuto alla fermentazione (e quindi produzione di gas) nell’intestino.
Un’alimentazione pesante o troppo abbondante potrebbe invece causare costipazione che se non trattata in breve tempo potrebbe portare addirittura alla morte del Betta.

 

Alcuni esempi di dieta per Betta di ogni età
– 0-7 giorni: intendiamo per giorno “0” il giorno in cui viene assorbito il sacco vitellino, in questa settimana possiamo somministrare anguillole dell’aceto, microworms, bananaworms e naupli di artemia appena schiusi.
– 7-31 giorni: durante il primo mese possiamo alimentare esclusivamente con naupli di artemia oppure integrare con microworms, piccole dafnie e grindal.
– 31-40 giorni: possiamo iniziare lo “svezzamento”, anche se questo termine è usato impropriamente con i Betta, sta ad indicare il momento in cui viene abbandonata, gradualmente, l’alimentazione con i naupli. Possiamo iniziare a somministrare dell’artemia surgelata tagliata in piccoli pezzi (è più semplice tagliarla in piccole fette con un coltello affilato quando è ancora surgelata), dei grinfal o del granulare molto fine, dobbiamo solo avere l’accortezza di somministrarlo insieme a pochi naupli di artemia, così che gli avannotti inizino ad associare al momento del pasto anche il cibo non vivo.
– 40-90 giorni: è l’età più importante per abituare i giovani Betta ad un’alimentazione varia, alterniamo cibo surgelato (artemia, chironomus, white worms, black mosquito larvae) ad eventuale vivo (tubifex e grindal) e cibo in granuli.
Dai 90 giorni in su un Betta può considerarsi adulto o sub-adulto, possiamo quindi procedere con l’alimentazione base per l’allevamento. Io alimento i miei Betta due volte al giorno, osservando (solo per gli adulti) un giorno di digiuno a settimana.
Solitamente somministro artemia surgelata a cui alterno bloodworms e white worms 2-3 volte a settimana ed un buon granulare di base 3-4 volte.
Per preparare i riproduttori per due settimane non alimento con cibo confezionato in granuli ed aumento la frequenza di somministrazione di bloodworms e white worms. Ritengo che inserire nell’alimentazione dei tubifex in questa fase sia l’ideale, per fornire più energia, proteine e lipidi necessari alla femmina per l’oogenesi ed al maschio per sopportare meglio la fatica e lo stress dell’accoppiamento e della cura del nido.

 

Trattare l’alimentazione di un genere intero di pesci tropicali non è affatto una cosa semplice e seppur certo di aver tralasciato argomenti importanti, spero di aver fornito delle linee guida generali sull’alimentazione dei nostri pesci preferiti.

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